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FarCry 6 PS4

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Si narra che, quando una guerrigliera cade per la libertà di Yara, un fiore spunti accanto al suo corpo. È la Mariposa Nocturna, che cresce solo su quest'Isola tropicale dalla bellezza abbacinante, un terreno fertile concimato dal sangue. Il blu dei suoi petali è il colore della vera bandiera di Yara, un Paradiso su cui ora aleggia l'ombra dell'Inferno: nella capitale Esperanza le fiamme divorano asfalto e monumenti, le urla di dolore riecheggiano nelle strade come fossero musica popolare, e la voce del dittatore Anton Castillo ricorda costantemente ai suoi abitanti, "agnelli" sacrificali, chi è il Serpente di questo Eden. La narrativa di Far Cry 6, quantomeno nelle circa 5 ore di gioco che abbiamo potuto provare, ci è parsa uno degli elementi più coesi e affascinanti della nuova produzione Ubisoft.

Questo racconto, all'apparenza popolato da comprimari e villain tratteggiati con estrema cura e personalità, rappresenta la cornice di un open world che, come le ultime opere del publisher francese (leggete la nostra recensione di Assassin's Creed Valhalla per avere un'idea), fa leva prevalentemente sulla dimensione quantitativa, arricchendo un vastissimo mondo tutto da esplorare con un numero esorbitante di possibilità. Nelle prime ore di gioco ne abbiamo solo scalfito la superficie, riscoprendo un Far Cry abbastanza classico nel concept ma denso come non mai (per rinfrescarvi la memoria sulle caratteristiche della saga, eccovi il nostro speciale La storia di Far Cry).

La visione di Castillo

C'è una "visione" che muove le gesta di Anton Castillo e rappresenta il tipico paravento dietro al quale si nascondono le turpi utopie dei dittatori: in questo caso, si tratta di una cura innovativa e - all'apparenza - molto efficace contro il cancro. Il Viviro è una sostanza sperimentale derivata dalle piantagioni di tabacco di Yara, fertilizzate con un concime speciale di cui Castillo non è intenzionato a rivelare i dettagli.

Peccato solo che questa coltivazione si sorregga su una forma di schiavitù mascherata: gli abitanti, d'altronde, vengono impiegati in maniera coatta come forza lavoro per la produzione di Viviro, che dona sempre più potere alla famiglia Castillo. È contro la tirannica oppressione che, come nelle più classiche delle storie rivoluzionarie, agisce il gruppo sovversivo Libertad, di cui entra suo malgrado a far parte Dani Rojas, il protagonista di Far Cry 6, del quale potremo inizialmente scegliere il sesso ma non le fattezze fisiche. La presenza di un personaggio ben definito è una delle prime novità del racconto di questo episodio che, nel tentativo di imbastire una narrazione più cinematografica e coinvolgente, mostra il modello poligonale di Dani durante le cinematiche, senza più veicolare la trama soltanto in prima persona. Se la qualità del racconto ne guadagna in dinamismo, la scarsa efficacia dell'espressività facciale (sia di protagonisti che di comprimari) non favorisce l'immedesimazione con un cast che, sul piano della scrittura, sa invece essere pungente e tagliente.

Anche più di Castillo e Dani, sono i rivoluzionari di Yara che si distinguono per indole e carisma: sopra le righe, guizzanti, con un character design abbastanza ispirato e con una personalità che buca lo schermo, simili compagni puntellano la sceneggiatura con un ritmo assai energico, che sa rivelarsi trottante al punto giusto.

È ancora molto presto, invece, per esprimersi sulle potenzialità di Anton Castillo: nella demo il suo screen time era alquanto ridotto, e la performance di Giancarlo Esposito non ci è sembrata adeguatamente valorizzata da un motion capture all'altezza. La sua personalità - se si escludono i tratti machiavellici e subdoli che caratterizzano ogni dittatore - deve insomma ancora emergere nei suoi elementi distintivi e ci auguriamo in tal senso che il rapporto con il figlio Diego, ben lontano dal temperamento paterno, possa essere fonte di risvolti narrativi pienamente soddisfacenti (per rimanere in tema di antagonisti, vi rimandiamo al nostro speciale Far Cry: la follia dei Villain).

Esplorando il Paradiso

Immaginate di trovarvi sulla vetta di un promontorio: dinanzi a voi l'orizzonte mozzafiato di una Yara gigantesca, che si estende a perdita d'occhio. Non solo il vastissimo territorio principale che comprende tre macro-regioni, ma anche Isla Santuario, staccata dal corpo centrale, a sua volta piuttosto ampia, accarezzata dall'oceano e dominata dalla natura, dove muoveremo i primi passi e apprenderemo le basi della guerriglia.

Ecco, dalla cima di questo promontorio virtuale potremo tuffarci a capofitto, aprire la tuta alare e attivare il paracadute quando necessario, per poi approdare su una superficie pianeggiante e richiamare un cavallo, o una fiammante auto d'epoca, e girovagare questo paradiso naturalistico da cima a fondo, cercando tesori, ripulendo accampamenti, dedicandoci alla pesca e ad altre attività per sovvertire il regime (come la liberazione di ostaggi, la distruzione di avamposti e il furto di carburante e risorse) che arricchiscono l'Open World di Ubisoft. Ancora una volta è il gigantismo a farla da padrone: dinanzi a un concept che, nel bene e nel male, rimane ancorato a quello classico della serie (com'era ampiamente prevedibile), Far Cry 6 sceglie la via dell'accumulo, introducendo alcune, piccole ma intriganti novità nella formula ludica, il cui impatto sull'avventura andrà però valutato con un monte di ore decisamente più alto rispetto a quello concessoci per la nostra prova. La rivoluzione iniziata nel 1967 ha condotto Yara a una povertà che ha l'ha immobilizzata in una dimensione temporale arretrata di quasi cinquant'anni.

È per questo che l'isola non tiene sempre conto delle conquiste della modernità. Dato che il progresso tecnologico non sembra molto avanzato (anche se non mancano le dovute eccezioni...), gli strumenti a nostra disposizione a volte saranno alquanto rudimentali.

Il cavallo, ad esempio, è uno dei primi mezzi di trasporto con cui entreremo in contatto: da controllare rigorosamente in prima persona, i vari quadrupedi sono assai resistenti, e non si lasciano intimorire da qualche ostacolo ambientale nelle foreste di Yara, che travolgono senza colpo ferire.

Una soluzione molto arcade che francamente, data la conformazione dell'Isola (piena di boscaglie e montagne senza sentieri percorribili su ruote) risulta quasi inevitabile ai fini della piena godibilità dell'esperienza esplorativa. Allo stesso modo anche la guida dei mezzi, sia terreni che aerei (come auto o elicotteri), pur non essendo certo impeccabile in termini di feedback al volante, riesce comunque a fare il suo dovere.

Yara delle meraviglieYara è bellissima: un paradiso naturale e architettonico sconfinato, fatto di spiagge dal sapore tropicale, rigogliose foreste che predominano sull'ambiente, vaste pianure e piantagioni, dove spuntano qua e là insediamenti urbani dal fascino cubano. Dopo la rivoluzione del 1967, l'isola è rimasta cristallizzata nel tempo per 47 anni, prima dell'arrivo di Castillo: per questo, l'atmosfera che si respira emana perennemente un odore vintage di ribellione, e l'immersione artistica e sonora è pressoché totale. Dati i giusti meriti all'art design, bisogna comunque riconoscere che, sotto il profilo tecnico, Far Cry 6 è un open world ancorato alla passata generazione. Abbiamo provato il titolo in streaming su PC, con tutti i settaggi al massimo e in 1080p, quindi preferiamo non esporci ulteriormente nell'analisi del reparto grafico. Tuttavia, se escludiamo la qualità degli effetti particellari e l'attento uso delle fonti di luce (Yara al tramonto è puro incanto), il resto mantiene palesemente un colpo d'occhio sì solido, ma molto conservativo, con qualche incertezza di troppo nei modelli poligonali, nell'espressività facciale e nelle animazioni dei personaggi.

Quando ci muoveremo a bordo di un mezzo dovremo prestare attenzione ai posti di blocco dei soldati del regime, che alla prova dei fatti si configurano come dei mini accampamenti da sbaragliare, per guadagnare la libertà di muoversi indisturbati per più ampi segmenti di strada. Ma la rinnovata esplorazione di Far Cry 6 non passa sempre attraverso la forza bruta: rinfoderando le armi, del resto, potremo agire (quasi) senza dare nell'occhio all'interno di villaggi e ambienti cittadini (ma occhio al coprifuoco...). In questo modo avremo la facoltà di osservare la quotidianità degli NPC di Yara e, come promesso da Ubisoft, anche assistere a sequenze di narrativa emergente in cui scegliere o meno se intervenire. Sotto questo aspetto, purtroppo, non possiamo esprimerci ancora, dal momento che nella build preliminare non siamo riusciti ad attardarci tra le strade dei pochi insediamenti urbani visitati. Considerata anche la possibilità di corrompere alcuni agenti, onde evitare necessariamente uno spargimento di sangue, risulta evidente come Ubisoft ponga grande enfasi sull'anima esplorativa di Far Cry 6 e sulla personalizzazione dell'esperienza di gioco. La piacevolezza del girovagare in questo Paradiso di foglie e sangue è in parte incrinata da una verticalità del level design che, a volte, costringe a momenti forzatamente platform, in cui arrampicarsi col rampino, dondolare da una superficie solida all'altra e fare i conti con un sistema di collisioni non preciso quanto avremmo voluto.

L'armamentario dei guerriglieri

Come dicevamo, Ubisoft ha puntato tantissimo sulla personalizzazione del gameplay, dotando il protagonista di un armamentario incredibilmente diversificato, all'insegna della varietà e dell'eccesso. Sin dalle prime battute entreremo in contatto con un banco da lavoro, sul quale dedicarci al crafting tramite le risorse scovate nel corso dell'esplorazione.

Il ventaglio di possibilità è decisamente ampio: oltre al diverso tipo di Gear per testa, dorso, gambe e piedi, che dona alcune abilità passive (dalla resistenza a determinati tipi di proiettile fino all'aumento della velocità dopo una scivolata), non manca la facoltà di perfezionare le armi raccolte.

Ogni bocca da fuoco può essere modificata con l'aggiunta di silenziatori e potenziamenti vari, tra cui munizioni perforanti o antiuomo per superare nemici corazzati. Lo scopo di Ubisoft è palesemente quello di dare al giocatore gli strumenti per rendere il più possibile unico e personale il suo approccio all'avventura, senza però inserire elementi ruolistici preminenti, e affidando al "fai-da-te" l'onere di massimizzare le chance di successo. Esiste comunque un livello "guerrigliero", grazie al quale ottenere strumentazioni sempre più efficaci con cui seminare il caos.

E a proposito di mattanza caotica, a fare la parte del leone sono i Supremo, degli zaini capaci, dopo previa ricarica, di azionare delle mosse speciali ad alto tasso di danno e spettacolarità, utili per sbaragliare nutriti gruppi di nemici. Ce ne sono di vari tipi: dal lanciarazzi portatile, fino a quello capace di generare un impulso elettromagnetico, passando per l'abilità di rianimare il protagonista e i suoi compagni nelle vicinanze. Uniti a braccetto con le "armi fai-da-te", fantasiose e alquanto potenti, i Supremo sono un gadget che, se usato con attenzione, può cambiare radicalmente le sorti di uno scontro.

Bisogna comunque comprendere bene quando e come sfruttarli: ad esempio - per esperienza personale - lanciare un manipolo di razzi in un ambiente con tanti ostacoli ambientali rischia di trasformarsi in una condanna al suicidio, dal momento che i missili esplodono al contatto con ogni elemento scenico, mentre su un campo aperto possono ripulire il territorio dalle minacce ed annientare i bersagli più coriacei in un batter di ciglia. Per dare un'importanza anche estetica a questa rinnovata attenzione alla personalizzazione, Ubisoft ha inserito il passaggio automatico alla visuale in terza persona negli accampamenti dei guerriglieri, hub centrale in cui ammirare il modello poligonale del protagonista, dedicarsi alla ristrutturazione delle attività, avviare le cacce al tesoro, mandare in missione alcuni rivoluzionari (Los Bandidos) per ottenere ricompense senza agire in prima persona, e spendere le proprie risorse sul mercato o sul banco del crafting. Come avrete notato dalla nostra descrizione, le variabili da considerare nella costruzione di una build da ribelle sono tantissime, e pertanto in una prova di circa 5 ore non abbiamo potuto valutare appieno quanto la scelta di un Gear influenzi effettivamente l'andamento di una missione.

Rivoluzionari silenziosi e guerrieri d'assalto

Quando si imbracciano le armi o si sceglie di adottare un approccio silenzioso, Far Cry 6 conferma quanto i canoni ludici della serie siano stati pienamente rispettati, sia nel bene, che nel male. Partiamo dallo stile stealth, come sempre contemplato per superare ogni missione senza scatenare un putiferio di fuoco e fiamme. Nel caso scegliate di adottare un piano d'azione serpeggiante e silente, preparatevi a fare i conti con un'intelligenza artificiale che non ha fatto grossi passi avanti in confronto al passato, e segue pattern indubbiamente tipificati.

C'è semmai, in questi soldati virtuali, una tendenza maggiore all'aggressività, che si manifesta però perlopiù durante le sparatorie, dove l'anima goliardica ed esuberante di Far Cry, complici anche le nuove e variegate dotazioni di Dani, esplode in tutto il suo carisma.

Prima di ogni assalto potremo ovviamente scrutare l'area, come di consueto, usando il nostro cellulare per marcare i nemici ed evidenziare le loro debolezze specifiche (così da preparare l'equipaggiamento più utile a seconda delle circostanze). E poi scegliere come agire: se piombare dall'alto vomitando ogni proiettile a disposizione, se sfruttare le torrette ostili a nostro vantaggio, se nasconderci nell'erba alta ed eliminare ogni minaccia senza colpo ferire, se ricorrere alle Super o a un fucile da cecchino (opportunamente potenziato) per colpire alla testa il bersaglio primario dell'operazione.

Quando cantano le bocche da fuoco, Far Cry 6 apre le danze del divertimento esagerato e reboante: senza pretese di realismo, ma con una buona diversificazione del feeling in base alla tipologia di arma imbracciata, le fasi shooter vibrano energicamente, tramutando gli scontri in una bolgia di bossoli, fiotti di sangue e confusione imperante, mentre la musica incalza, l'adrenalina sale, e il rumore degli spari si mescola a quello delle urla delle vittime.

Specialmente nelle attività della storia principale, Far Cry 6 massimizza la dimensione spettacolare, tra assalti alle barche in mezzo all'oceano e una spassosissima missione nelle piantagioni di Viviro, in cui dar fuoco alle foglie di tabacco con un lanciafiamme mentre in sottofondo suona una versione alternativa di "Bella Ciao". Echi di follia provenienti direttamente da Far Cry 3.

Ci sono un coccodrillo, un cane e un gallo...Anche se decideremo di vivere l'avventura in singleplayer, non saremo mai davvero da soli. Al nostro fianco avremo infatti costantemente uno degli Amigos, animaletti da compagnia pronti ad affiancarci durante le nostre scorribande e che potremo indirizzare direttamente contro i bersagli per distrarli o massacrarli. Oltre ai già noti Chorizo (un adorabile cane infermo ma impavido) e a Guapo (un tenerissimo cucciolone di coccodrillo mangia uomini), abbiamo fatto la conoscenza di Chicharròn, un gallo alquanto spavaldo e più matto di un cavallo: l'unico che, per ora, non sembra volersi far accarezzare (sì, persino il coccodrillo è più docile). La loro utilità in battaglia ci è sembrata, in ogni caso, più pittoresca che efficace, anche se in alcune circostanze questi simpatici compagni hanno tenuto bloccato intelligentemente un nemico permettendoci di eliminarlo alle spalle senza sprecare proiettili. Sfruttandoli il più possibile completeremo inoltre delle sfide grazie alle quali incrementare le abilità degli Amigos, così da renderli sempre più letali.

In linea col passato, le sparatorie divertono insomma con leggerezza e velocità, ma non hanno conosciuto un incremento concreto per quanto concerne il tatticismo dell'azione, né la complessità delle manovre, soprattutto a causa di un'IA che, lo ripetiamo, per quanto abbastanza aggressiva, continua ad avere comportamenti basilari, spesso gettandosi a capofitto verso il mirino del giocatore. Molto poco efficace, inoltre, ci è parso il corpo a corpo: colpi che restituiscono uno scarso senso di fisicità, con reazioni avversarie poco realistiche e animazioni grossolane. In ogni caso, chi predilige un approccio molto disteso e galoppante troverà in Far Cry 6 una buona valvola di sfogo, specialmente se giocato in cooperativa: l'intera campagna può infatti essere vissuta insieme a un altro giocatore, che - una volta invitato in una sessione - manterrà la propria progressione e il suo equipaggiamento. Abbiamo testato un'ora di gioco in co-op, e ci siamo resi conto di come, combattendo in due la rivoluzione di Yara, il cuore esplosivo di Far Cry 6 batta ancora più forte.

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